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Marco Travaglio e i “bravi ragazzi”.
di Giorgio Casera


Marco Travaglio all'Arengario
In una cornice insolita, la piazza dell'Arengario a Monza, e in un'ora, le 18, più adatta allo shopping che agli incontri o alle conferenze, Marco Travaglio ha presentato il suo ultimo libro, scritto in collaborazione con Peter Gomez, appunto i “Bravi ragazzi”.
L'atmosfera era effettivamente un po' irreale, a quell'ora, con il sole ancora forte anche perché il leggero vento aveva ripulito l'aria dall'umidità e dalle sostanze inquinanti (si spera), e con la luce considerata ideale dai pittori. Travaglio parlava al microfono seduto ad una scrivania collocata vicina alla fontana di piazza Roma e gli ascoltatori parte seduti e parte in piedi vicini alla tenda di “Monza per l'Ulivo” che aveva organizzato l'evento. Tutti all'aria aperta. Molta semplicità e poca tecnologia. E' così ai tempi di Berlusconi, riflettevo, per quelli che non sono con Berlusconi.

Allora, i “Bravi ragazzi”. Che sono Previti, Pacifico, Squillante, ed altri che ricorrono nelle varie vicende giudiziarie, e naturalmente il Capo, convitato di pietra nel processo IMI-SIR e Lodo Mondadori. In questo libro Travaglio continua a raccontare la storia italiana degli ultimi anni basandosi su sentenze o formali atti processuali. Ha cominciato la sua opera nel 1997 (con “L'intoccabile. Berlusconi e Cosa Nostra”) ed è sintomatico che dopo sei anni scriva nel retro di copertina:
“In un paese normale, un libro come questo non avrebbe ragione di esistere. Perché i cittadini, dei processi al Presidente del Consiglio e ai suoi amici, saprebbero già tutto dalla televisione. Come sapevano tutto di Tangentopoli, negli anni 1992-93, dalle telecronache dirette del processo Cusani-Enimont. Invece dei processi “toghe sporche” (SME-Ariosto, Mondadori, IMI-Sir), che vedono imputati Berlusconi e Previti, gli avvocati Acampora e Pacifico, i giudici Squillante, Verde, Metta e Misiani, si sa poco o nulla….”

Questo libro colma la lacuna. Vengono raccontati i casi dei tre processi, SME, IMI-SIR e Lodo Mondadori, che hanno come costante i protagonisti, sempre gli stessi, e il crimine contestato, la corruzione dei giudici (“toghe sporche”). Si parte dalle indagini e si arriva, dove possibile (lo SME è ancora in corso) alla cronaca ufficiale del processo. Da una scorsa veloce il libro promette di essere avvincente (come un buon giallo, ad esempio nella ricostruzione dei passaggi di denaro di una evidenza documentata e assoluta), divertente (alcune deposizione degli accusati per giustificare le somme ricevute sono degne di film di Totò) oltre che fonte di sana indignazione.
Speriamo che il libro abbia la diffusione che merita.

Giorgio Casera


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  23 maggio 2003